venerdì 17 gennaio 2014

Berlin Calling... Potsdamer Platz

Ebbene proseguiamo il nostro percorso. Usciti dal Reichstag percorsi 100 mt si giunge alla Brandemburg Tor che per l''occasione è inaccessibile causa preparazione evento spettacolo di fine anno. 

Proseguiamo sempre su Ebert strasse e passiamo innanzi  all'ambasciata Usa




e immediatamente attraversiamo il Denkmal für die ermordeten Juden Europas o Monumento alla memoria delle vittime dell’olocausto.
Il monumento che commemora gli ebrei vittime del genocidio nazista si trova nel quartiere di Mitte, lungo una sezione di quella che un tempo era la terra di nessuno tra i due lati del Muro, poco lontano dalla Porta di Brandeburgo. Impressionante nella sua grigia sobrietà, ospita anche un Centro Informazione sotterraneo (Ort der Information) sul lato sudorientale, accessibile con l’ascensore o scendendo due piani di scale.


Gli 800mq del Centro Informazioni sono il complemento all’opera monumentale. Qui è raccolta documentazione riguardante persone e famiglie vittime dell’olocausto - con testimonianze autentiche – e dati che permettono di comprendere meglio la vastità del genocidio, non solo in Germania ma in tutta Europa. Il Centro vuole rappresentare un punto di riferimento centrale per tutti i luoghi della memoria che si trovano sul territorio tedesco, come ad esempio l’iniziativa degli Stolpersteine (letteralmente “pietre per inciampare”): targhe commemorative d’ottone poste sul selciato di fronte alle case che furono l’ultimo domicilio degli ebrei deportati.
Ci sono voluti 17 anni perché il monumento fosse completato. Il 25 giugno 1999 il Bundestag approvò finalmente una risoluzione per realizzare un’opera celebrativa che ricordasse il genocidio degli ebrei in Europa a ma questa seguirono anni di discussioni. Il monumento fu terminato solo nel 2005. Il progetto vincente fu firmato dall’architetto statunitense Peter Eisenmann: 2711 blocchi rettangolari di calcestruzzo, sistemati a griglia in modo da sembrare sepolture.
Il monumento è aperto giorno e notte e i visitatori possono camminare liberamente al suo interno. È invece vietato arrampicarsi sulle stele, divieto mal tollerato da bambini e ragazzi. Il campo, nel suo insieme, sembra un labirinto di blocchi di altezze e dimensioni diverse, scenario ideale per una silenziosa riflessione
A questo proposito un motivo ci viene all'orecchio.. Aaron

Proseguendo incontriamo il palazzo dell'Otto Bock una multinazionale del settore delle protesi con sede anche in Italia a Budrio 



e raggiungiamo in poco percorso la Potsdamer Platz che è un'importante piazza berlinese, posta nel quartiere Tiergarten, al confine con Mitte.



Prende nome dalla città di Potsdam, situata 25 km a sud-ovest, e si trova nel punto in cui la strada per Potsdam (attuale B 1) oltrepassava la cinta doganale attraverso il Potsdamer Tor.
La piazza ha avuto una storia travagliata, risentendo degli eventi che hanno trasformato Berlino durante il XX secolo: negli anni della repubblica di Weimar costituiva il maggiore centro commerciale, culturale e di trasporti della città; successivamente fu spodestata dall'area del Neuer Westen circostante Breitscheidplatz; devastata dalla guerra e drammaticamente segnata dall'erezione del Muro, ha costituito negli anni novanta il più ambizioso progetto urbano della città riunificata.
Attualmente Potsdamer Platz è centro di un nuovo quartiere residenziale, direzionale e commerciale; costituisce un eccezionale richiamo turistico e simboleggia la nuova Berlino.
La piazza resta tuttavia separata dalla città circostante, e non è riuscita ad imporsi, come auspicato, come "nuovo centro" della città.Come nel resto di Berlino, gran parte degli edifici andarono completamente distrutti o furono pesantemente danneggiati da raid aerei e bombardamenti d'artiglieria soprattutto nelle ultime fasi della Seconda guerra mondiale. Le cose non vennero migliorate dalla vicinanza dell'enorme Cancellierato del Reich di Adolf Hitler costruito nei pressi di Voßstraße, e di molti altri edifici governativi. Potsdamer Platz fu uno dei principali obbiettivi alleati.
Mentre la città veniva divisa in settori durante l'occupazione degli alleati alla fine della guerra, la piazza venne a trovarsi sul confine dei territori reclamati da americani, inglesi e russi.
Con il nascere della Guerra Fredda negli anni cinquanta, vennero posti limiti al transito tra settore russo (Berlino Est) e settore occidentale (Berlino Ovest). Trovandosi su questa invisibile frontiera, Potsdamer Platz perse il suo importante ruolo di accentramento dei berlinesi.
Con la costruzione del Muro di Berlino, il 13 agosto 1961, lungo questa frontiera, Potsdamer Platz si trovò divisa in due. Quello che una volta era un centro trafficatissimo diventò desolato.
Qui sotto ieri ed oggi


Dopo aver abbattuto quanto rimaneva la zona divenne un'area vuota di una dozzina di ettari.Dopo il 1990, la piazza ridivenne il fulcro dell'attenzione e tornò ad essere argomento di discussione tra i migliori architetti europei. Il governo cittadino divise l'area in quattro parti, da vendere separatamente a quattro diversi investitori. Durante la ricostruzione la Potsdamer Platz era la più vasta area edificabile d'Europa.
La più ampia delle quattro zone andò alla Daimler-Benz, ora parte della Daimler AG, che incaricò Renzo Piano della pianificazione dell'opera.


I singoli edifici vennero costruiti da singoli architetti basandosi sul piano generale, inclusi il Potsdamer Platz No.1 di Hans Kollhoff, ora sede di numerosi studi legali.Hans Kollhoff, architetto berlinese, realizza la Kollhoff-Tower (Torre Kollhoff), un edificio con 25 piani, alto più di 100 metri.I piani inferiori sono dedicati a negozi mentre quelli superiori ospitano degli uffici. Sulla cima della torre, si trova la Panoramapunkt, una piattaforma panoramica che si raggiunge con’ascensore più veloce d’Europa e dalla quale si possono ammirare splendidi scorci di Berlino che lasceranno a bocca aperta anche i vostri bambini. La Panoramapunkt ospita una mostra permanente sulla storia di Postdamer Platz ed una caffetteria. Potsdamer Platz è anche sede della Panoramapunkt, situata a 100 metri d'altezza, a cui si accede attraverso il più veloce ascensore d'Europa. Abbiamo fatto una piccolissima fila ed il biglietto è costato 5,5€ a testa.Dalla Panoramapunkt si possono vedere alcuni landmark come il quartiere Die Bahn, la Porta di Brandeburgo, il Reichstag, la Cancelleria Federale, il palazzo Bellevue, la Cattedrale, il Gendarmenmarkt, il Memoriale agli ebrei uccisi in Europa e la Chiesa della Commemorazione.





La seconda sezione più grande andò alla Sony, la quale eresse i suoi nuovi uffici centrali europei. Il Sony Center venne progettato da Helmut Jahn ed è considerato uno dei migliori pezzi di arte moderna di Berlino.
 In Alte Potsdamer Straße 5 c'è la Daimler Contemporary è una Galleria d’Arte che ospita la Daimler Art Collection, dedicata all'arte del 20° secolo. La collezione di capolavori contemporanei è stata esposta per la prima volta alla Daimler Contemporary nel 1999. Si trova nei pressi di Potsdamer Platz.Nei circa 600 mq di spazio espositivo della Daimler Contemporary trovano spazio le opere della collezione permanente.L'ingresso è gratuito ed è aperta dalle 11 alle 18.
L'intero progetto fu molto criticato fin dall'inizio dall'opinione pubblica, ed al giorno d'oggi ci sono ancora critiche al metodo con cui venne venduto e ricostruito il sito. In ogni caso, la piazza attira migliaia di turisti al giorno, ed alcuni critici sono sorpresi dal suo successo. A qualsiasi ora del giorno la piazza è viva. È diventato un must per i visitatori, un'area in cui fare shopping, ed un centro culturale per gli amanti del cinema in lingua inglese con oltre 40 sale divise in tre cinema.


Daimler-Benz, oggi Daimler, ha scelto otto artisti e ha acquisito una delle loro sculture esistenti o commissionato uno nuovo. Gli artisti erano Keith Haring, Jeff Koons, François Morellet, Nam June Paik, Robert Rauschenberg, Mark di Suvero e Jean Tinguely.

I nuovi lavori sono stati realizzati a partire da settembre 1997 in poi. Tutti gli artisti coinvolti hanno sviluppato le proprie strategie per affrontare l'attuale rapporto tra arte e spazio urbano, nel corso dei decenni in alcuni casi. E sono stati determinati ciascuno per aggiungere una nuova dimensione alla città che era in sintonia con i tempi: trattare la "città come uno spazio che racconta storie". Il loro lavoro si trova in luoghi pubblici di tutto il mondo occidentale. Usano l'arte come un modo di parlare con la gente, fare un tentativo quasi utopico di trasformare la realtà in arte perdendo il meno possibile nel processo.



E adesso con le mappe che troverete nella Alte districatevi e cercate le opere d'arte e non dimenticate di cercare Atterrato guardando il cielo.




se ci si allontana poche decine di metri dalla piazza si raggiunge la piccola via Erna-Berger-Straße dove si può vedere una delle ultime pochissime torri di sorveglianza del muro.


La torre di guardia in Erna-Berger-Straße è una delle ultime di questo tipo. La "torre di osservazione a vista circolare" a forma di fungo (denominata "RBT, Rundblickbeobachtungsturm", nel gergo delle truppe di frontiera) consiste in un sottile fusto circolare, nel cui interno una scaletta di metallo porta alla camera di osservazione ottagonale. Questo tipo di torri veniva impiegato dal 1969 per sorvegliare il confine a Berlino e tra le due Germanie. Come tutto l'impianto di confine anche le torri di guardia vennero sottoposte ad un continuo mutamento finalizzato ad una sempre maggiore "perfezione" e subirono diverse modifiche nei 28 anni del Muro di Berlino. Nel corso del tempo le cosiddette torri di osservazione a vista circolare vennero sostituite dalle torri di osservazioni quadrate, più spaziose, a causa del fusto stretto delle torri circolari che offriva poca stabilità ed ostacolava l'intervento rapido dei soldati delle truppe di frontiera.
La torre che si trova oggi in Erna-Berger-Straße, strada riaperta dopo la caduta del muro, si trovava al di fuori della striscia della morte e serviva alla protezione del confine nella zona antistante. Dalla torre si controllava l'area tortuosa e difficile da dominare con lo sguardo che si estendeva tra l'allora Casa dei Ministeri (oggi: Ministero Federale per le Finanze), l'Accademia delle Scienze della RDT (oggi: Parlamento del Land di Berlino, Berliner Abgeordnetenhaus) e il muro posteriore a Stresemannstraße. Altre "torri di osservazione a vista circolare", oggi protette come monumenti, non servivano per proteggere il confine, ma per sorvegliare particolari aree di sicurezza, come la prigione della Sicurezza di Stato a Hohenschönhausen e la sede di servizio della Sicurezza di Stato a Weissensee.


Dal 2001 la torre in Erna-Berger-Straße è sotto protezione come monumento. Nel corso della riedificazione dell'area dopo la Svolta si è dovuta spostare la torre di 8 metri verso est. E adesso visto che sono le 14 è ore di mangiare qualcosina...Gemuse Kebab da Mustafà, il miglior Kebab di tutta la Germania con una fila d'attesa tripla di quella di Luini, ma lenta come una tartaruga. Carne speziata, verdure fritte, buonissime salse, una spruzzata di limone e la feta rendono il kebab di Mustafa, il migliore della città. Lo trovate appena usciti dalla fermata della metro Mehringdamm (Mehringdamm 32). Attesa minima 1,5 ore. troppi turisti!!!




E dopo esserci rifocillati ripartiamo alla volta di Check point charlie dove campeggiano due foto di militari Usa e URSS

                        

L’installazione – cassone luminoso di Frank Thiel mostra due ritratti a colori più grandi del naturale. Un giovane soldato americano e un giovane soldato "sovietico" guardano ognuno nel territorio controllato dall’altro e marcano così la linea di separazione e di passaggio tra quelle che allora erano le aree di influenza delle grandi potenze. Le foto sono state fatte nel 1994, prima della ritirata delle forze armate alleate da Berlino. Il soldato "sovietico" porta già l’uniforme della nuova federazione russa. L’artista Frank Thiel scrive sul suo progetto:"Un soldato russo e un soldato americano perché qui il settore sovietico confinava con quello americano. Questi ritratti sono contemporaneamente la traduzione in immagini dei cartelli che segnalavano "State abbandonando il settore americano/britannico/francese" e che prima erano presenti dappertutto. I ritratti sono anche un riferimento al momento storico in cui proprio qui i carri armati sovietici ed americani si fronteggiavano.
Prendendo due ritratti come per così dire facenti funzione di quasi 50 anni di storia, si attribuisce rappresentatività a questi due volti. Avevo la speranza che questo diventasse un tema nella ricezione dell’opera.Si può usare un semplice ritratto come metafora per fatti così complessi? Il cassone luminoso usato è un mezzo creato dall’industria pubblicitaria per lo spazio pubblico, per far arrivare al consumatore i propri messaggi 24 ore su 24. Questi cassoni luminosi arredano ormai tutta l’area urbana.
In un certo modo il cassone luminoso al Checkpoint Charlie si trova in complicità segreta, in dialogo e sicuramente anche in concorrenza con tutti gli altri cassoni luminosi in città. L’intenzione non era quella che l’uno si confondesse con gli altri, ma non si dovrebbe neanche escludere questa possibilità.
Nei pressi del Check Point è interessante recarsi in Schützenstraße per vedere il progetto dell’architetto Aldo Rossi, denominato Quartier Schützenstraße,


si trova a pochi metri dal famoso Checkpoint Charlie, in una zona dapprima duramente bombardata durante la seconda guerra mondiale e poi attraversata dal muro.Il progetto occupa l’intero isolato di circa 70.000 mq, delimitato appunto dalla Schützenstraße, la Charlottenstraße, la Zimmerstraße e la Markgrafenstraße.Gli edifici ospitano negozi, servizi, uffici e appartamenti.L’isolato è composto da una serie di 12 edifici molto diversi tra loro dal punto di vista dello stile architettonico, dimensione, forma, altezza, colori, materiali e tecnologia. Gli edifici inoltre si sviluppano attorno ad una serie di 4 corti interne pedonali, anch’esse molto differenti tra di loro e che prendono spunto dai tipici Hof berlinesi, che permettono di attraversare l’edificio e di viverlo in uno spazio delimitato ma scoperto. L’unico elemento che contraddistingue tutti gli edifici dell’isolato è lo zoccolo grigio dei piani bassi, che contrasta invece con i piani superiori generalmente molto colorati.


La scelta architettonica utilizzata da Aldo Rossi è data dalla riproposizione del tipico isolato berlinese, che nasce da una serie di edifici accostati tra di loro, talvolta molto diversi e realizzati in anni differenti. In questo modo si ha quindi l’impressione di un isolato realizzatosi nel tempo. Gli stili architettonici utilizzati riprendono ovviamente quelli della tradizione e degli edifici preesistenti nella zona, ma fanno riferimento anche a diversi stili architettonici, quello tedesco innanzitutto ma anche molti altri. Non poteva quindi mancare un tributo all’architettura rinascimentale italiana data dalla piccola facciata di uno degli edifici sulla Schützenstraße. Esso costituisce un episodio singolare nel panorama dell’architettura berlinese degli anni Ottanta. Come il tradizionale modello tipologico della Hof, occupa un intero un isolato urbano delimitato da quattro strade urbane. Questo intervento ha rappresentato un efficace esempio sulla "continuità storica", in quanto l’intera proposta rappresenta passato-presente-futuro. È stato ottenuto restaurando e ricostruendo gran parte dei frammenti urbani preesistenti, integrando il fronte stradale tradizionale con elementi in ferro, vetro e altri materiali della moderna tecnologia. Rossi, adottando la tecnica del “collage edilizio”, si è rifatto al tipico blocco edilizio berlinese composto da un insieme di lotti accostati tra loro e realizzati nel tempo. L’intervento si compone di 12 edifici variopinti che utilizzano numerose citazioni dell'architettura storica, per creare l'impressione di un insieme sviluppatosi nel tempo. Il legame con la tradizione è evidenziato dalle proporzioni generali, dalle variegate forme delle coperture, dal movimento delle facciate che presentano aggetti, superfici arretrate, bow-windows, tetti a mansarda, torri. Dal punto di vista formale, Rossi si è rifatto a varie fonti dell’edilizia urbana berlinese precedente la II Guerra mondiale, un’edilizia che discendeva dalla tradizione schinkeliana e dai modelli Beaux-Arts. È stata inoltre ironicamente ricostruita anche una porzione della facciata di Palazzo Farnese realizzato a Roma nel 1514-1546 da Antonio da Sangallo il Giovane e da Michelangelo. I dettagli sono particolarmente curati e richiamano di volta in volta infissi, cornici o bugnati ripresi dall'architettura storica. Le corti pedonali interne sono concepite come luogo di vita interna e come elemento di passaggio da un lato all’altro del blocco edilizio. Nel voluto contrasto cromatico delle singole facciate, nella variegata altezza dei singoli interventi e nella presenza di citazioni rinascimentali, l’autore ha mostrato la sua visione razionale della sensibilità postmodern.


Proseguendo poche decine di metri ammiriamo il nuovo edificio che ospita il Quartier Generale della GSW nasce da un concorso, indetto nel 1991, per la riqualificazione dell’area in una zona centralissima della ex Berlino Est, dove erano già presenti dei vecchi edifici, costruiti negli anni ’50 e che già ospitavano gli storici uffici della GSW.
Il concorso fu vinto dal progetto innovativo della coppia di architetti Sauerbruch e Hutton. L’idea generale del progetto è la riqualificazione dei vecchi edifici e l’inserimento dei nuovi per dare un segno importante all’area. I nuovi volumi architettonici hanno forme diverse e irregolari ma armoniche tra di loro. Due blocchi stretti e lunghi, il più lungo dei quali di 110m, e alti 10m contengono gli spazi pubblici e collegano i due volumi più caratteristici, quello di forma ellittica di 3 piani e la torre degli uffici di 20 piani, con una forma curva verso il centro.L’ingresso, dal quale è possibile entrare in tutti gli ambienti, si trova nella piazza pubblica creata sotto la torre curva.

Il volume più caratteristico è certamente quello della torre. Questa ha dei prospetti differenti a seconda dell’esposizione dell’edificio, per migliorare l’efficienza energetica dello stesso. La facciata sud ha una griglia a protezione dei raggi solari diretti, mentre le facciate est e ovest hanno un sistema di ventilazione naturale basato su una doppio sistema di vetrate. La facciata est ha un colore grigio omogeneo, la facciata ovest ha tra le due vetrate un sistema di pannelli colorati che permettono di proteggere l’interno degli uffici dalla luce diretta. I pannelli hanno tonalità di colori caldi e variabili che, essendo gestiti separatamente da ognuno degli ambienti interni, creano una facciata sempre colorata e mutevole.L’edificio ellittico è invece caratterizzato da un rivestimento ondulato di colore verde, giallo e celeste. Gli edifici base di collegamento hanno invece un rivestimento in ceramica grigio antracite che contrastano con i due volumi colorati.Punti fondamentali del progetto sono il comfort bioclimatico degli ambienti all’interno e l’efficienza energetica. Soprattutto nella torre infatti, grazie alla particolare forma e agli accorgimenti tecnici, è possibile sfruttare al massimo la luce naturale. L’utilizzo della ventilazione naturale è messa a sistema con l’associazione di pareti ventilate e della copertura con una pensilina aerodinamica che, con un particolare sistema tecnico, convoglia all’interno le correnti d’aria naturali.

Nessun commento:

Posta un commento