giovedì 26 settembre 2013

Luang Phrabang 2^parte

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21 luglio
Sole finalmente e quando viene fuori è fortissimo! Usciamo in bici per andare a noleggiare un furgoncino collettivo tuk tuk,che ci porterá a Tat Kuang Si waterfalls. Percorso il solito ponte che oramai è diventato un amico, incontriamo subito il nostro driver. Contrattazione veloce, 180.000 kip in due….ma ci sono le bici?? No problem, ci carica le bici sul tuk tuk e ci riporta all’albergo dove il concierge esce impaurito credendo avessimo fatto un incidente! Tutto spiegato, scarichiamo le bici e ripartiamo in una nube di fumo. Le cascate distano 32 km da LP, tempo un’ora ci siamo attraverso colline di caffè, elefanti al lavoro e villaggi Hmong.






Durante il tragitto offriamo un passaggio ad una signora Hmong che per ricompensarci apre i suo sacco e ci dona due piccole pannocchie di mais grigio; un gesto altissimo, Lei che ci regala dalle sue povere cose questo cibo. Accettiamo e ringraziamo.






 Forse la miglior parentesi del Laos. Le cascate sono incredibili, c’è il santuario degli orsi salvati dall’orrenda pratica orientale della fistolazione per estrarre la loro bile. Ce ne sono davvero tanti.










 Seguendo il sentiero 5' minuti dopo si incontrano le piscine naturali delle cascate, sono 3 a diverse altezze. La quarta è sotto la cascata e la si attraversa con un ponte. Dopo circa due ore ed un bel bagno rientriamo, non prima di vaer concesso al nostro autista di concludere una partita a soldi, di biliardo.








Ritorniamo in hotel non prima di esserci fermati in un villaggio Hmong.I hmong, anche conosciuti come miao  sono un gruppo etnico asiatico che vive principalmente nelle regioni montane della Cina del sud (in particolare nella provincia del Guizhou) e nelle regioni del sudest asiatico (Vietnam, Laos, Birmania e Thailandia del Nord).
Ci ritempriamo in piscina in attesa di uscire per la cena entro le 19.30 perchè tutte le cucine alle 20.30 tirano giù la saracinesca. Con circa 6-8 usd si cena in due, con una cucina che adoriamo, 2 Lao beer grande comprese. Navetta hotel sempre alle 21 e quindi download delle foto. Dopo le 21 ribadisco, pochissimi disperati che gironzolano.








22 luglio
Sole bici wat: idea!attraversiamo il Mekong con il ferry pubblico che si prende davanti al Museo Nazionale ( ex Palazzo Reale): senza bici solo andata 5000 kip, con la bici 10000. 















Attraccati si entra in un mondo vero di vita laotiana; l’atmosfera turistica dell’altra sponda si perde nella completa indigenza e mancanza di infrastrutture. Se LP è l’Italia del 1930, i villaggi vicini sono fine ’800. Strade bianche, non spietrate, salite vertiginose e discese in picchiata. Dopo una decina di km con un mangia e bevi di quelli da ciclista pro decidiamo di ritornare.






Saranno le salite vertiginose, sarà la fatica quando rientriamo, giá partito da casa con una protrusione alla schiena, mi si ripropone. E domani abbiamo un viaggetto di 389 km per Vientiane, in bus. Un massaggio da 10 $ in camera, un pò di ginnastica in piscina e “sembro” quasi nuovo! Cena e ricarica del cellulare laotiano: sim 15.000 kip e ricarica di 25.000. Ogni minuto di telefonata costa 2.000 kip. Rientriamo sempre al medesimo orario e fatti i bagagli andiamo a nanna. Ci balena in testa l’idea di perdere i 44 usd dei due ticket bus per farne due di aereo….ma poi non vedremmo il Laos del Nord. Cerchiamo di dormire, visto che il tipo della 202 ci allieta la notte con un concerto di russata in do minore per alcolista.

23 luglio
Sveglia ore 6.00 colazione in anticipo e poi dopo un commiato da Evelyn da libro Cuore, saliamo sul van che ci porta al Southern terminal bus dove alle 8.00 parte il V.I.P. bus, che di vip ha solo il nome.

Dopo vari tentativi di partenza, per saluti, sigarette, detersivi e acquisti vari alle 8.25 si parte. Ora di arrivo sulla carta 16.00 in realtá 20.30, quindi 12 ore e chi vi vende il tragitto in 8 ore è un farlocco. Ripeto che la distanza è di 389 km valicando passi arditi nella nebbia su stradine piccole e incrociando spesso anche camion e bus.
























E chi vi dice che fino a Van Vieng la strada è brutta ma dopo diventa un biliardo, un farabutto! I primi 210 km sono di altissima montagna, pioggia, nebbia e curve, tantissime e incroci con camion dove ci passa una banconota.


Il tempo di percorrenza fino a qui 8 ore, ma ci sono ancora 179 km, da percorrersi su di una strada senza asfalto, a buche che i Laotiani declamano come strada imperiale, sì di un imperatore del XIV secolo. Così solo quelle della Cambodia, ma durante la stagione delle pioggie, quando il Tonle Sap esonda. In verità dall’Hepbenu bridge la strada migliora di un tantinello, tuttavia è un percorso a buche e pietre. Speranzosi Vientiane si avvicina. Raggiungiamo Vientiane alle 19.30 circa 12 ore di viaggio, sotto una pioggia inclemente e veniamo scaricati al terminal bus più lontano dalla città. Contratto con un tuk tuk collettivo e per 20.000 kip a persona saliamo, con altri 14 compagni di viaggio. Il nostro hotel è sul Mekong, Beau rivage, ma il driver non riesce a trovarlo nella sera buia, bloccando anche la discesa a tutti gli altri. Finalmente l’individuiamo e scendendo notiamo con stupore che in quel tratto il lungofiume è terra rossa, quindi quando piove si trasforma in una fanghiglia rossa che blocca il passo. Il proprietario è un australiano che immediatamente ci da la stanza e ci dice che se vogliamo qualcosa da mangiare proprio a due metri due c’è il famoso, per Vientiane, Spirit House, luogo per vedere il tramonto sul fiume. La stanza è bella, wi-fi discreto colazione ok a 55 $ che per noi saranno in totale 165 perchè ci fermiano tre notti. Non c’è cassaforte in camera, si consegna alla reception il wallett ( che da questo momento chiameremo valletto?!!) che verrá conservato nella cassaforte centrale. Ottimo staff, unica pecca è il fango che si crea davanti e per un tratto di lungofiume. Regola dell’hotel, ci si deve togliere le scarpe prima di entrare e riporle nel box con il nr della stanza. Cena velocissima sul Riverside food mall dove non comprendono nemmeno l’inglese: poche migliaia di Kip a fronte di un discreto cibo e servizio.
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